3 consigli per una buona nanna

3 consigli per una buona nanna
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Sembrano grilli con l’argento vivo addosso. Anche dopo una giornata accaldata e vivace, spesso i bambini non vogliono sentire parlare di andare a nanna, tanto che, secondo le più recenti stime dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, all’incirca il 10-30 per cento dei piccoli soffrirebbe perfino di insonnia.

C’è da preoccuparsi? Di norma no, dicono gli esperti, perché anche i disturbi del sonno fanno parte del processo di crescita e sono spesso associabili a una maggiore consapevolezza che il bambino sta acquisendo nei confronti di se stesso, o a stati di ansia passeggeri come la paura del buio che si verifica attorno ai 2-3 anni, o anche a un’eccitazione per qualcosa che è accaduto durante la giornata, come una nuova scoperta. Ma alcune indicazioni per il buon sonno ci sono: pratiche, facili ed efficaci, aiutano grandi e piccoli a risposare meglio.

Perché il riposo, lo sappiamo bene, è un bisogno vitale: non soltanto perché tempra dalle fatiche della giornata sia grandi che piccini, ma soprattutto perché nei bimbi favorisce il corretto sviluppo cognitivo. Durante la notte, infatti, come un computer, il cervello resetta tutte le informazioni della giornata, le memorizza e le inscatola facendo una sorta di back-up esperienziale, a vantaggio di nuovi apprendimenti e conoscenze. Se il sonno è disturbato o di cattiva qualità, questo processo di riordino e collegamento di tutte le informazioni giornaliere avviene malamente, poco o in maniera non efficace e si possono creare dei disagi.

Le regole d’oro del buon addormentamento. Sono almeno tre: facili, pratiche, a costo zero, e hanno una buona percentuale di riuscita. Riguardano principalmente il rispetto di comportamenti regolari e ambientali, ovvero:
• Metodicità di orari.  La regolarità del sonno, vale a dire andare a letto sempre alla stessa ora,  aiuta i piccoli e soprattutto i neonati ad adattarsi al programma di sonno progettato dai genitori già dai primi mesi di vita.
• Ambienti soft. È bene addormentare i piccini in camerette silenziose e poco illuminate. Fonti rumorose o luminose possono essere eccitanti per la veglia e per ritardare lo stato di rilassamento dei bimbi.
• La stanzetta è il regno dei bimbi. I piccini vanno fatti addormentare nel proprio letto, non sul lettone, sul divano o altrove, obbligando il trasporto in braccio da un contesto a un altro. Se il piccolo ha paura di dormire o di restare da solo, la strategia è innanzitutto quella di stargli un po’ vicino, leggendogli una fiaba così da tranquillizzarlo e esorcizzare i suoi timori. Se, nonostante tutto, gli occhi restano sbarrati, mamma e papà, anche contro la loro volontà, dicono gli esperti, dovranno allontanarsi dal lettino, rimanendo nelle vicinanze della cameretta in modo che il bambino senta la presenza dei grandi e a poco a poco riesca ad addormentarsi sereno.

Un po’ di concessioni. Essere permessivi a volte aiuta. Dunque sì a qualche concessione, come ad esempio alla presenza del facilitatore nella stanza, ovvero di un piccolo punto luce che dia sicurezza ai bimbi, così come stringere il proprio orsacchiotto di peluche preferito tra le braccia o avere l’angolo della coperta di Linus tra le dita. È bene accondiscendere anche ad alcune richieste dei bambini, quali ad esempio non avere su di sé troppe coperte o al contrario dormine con il pigiamone, anche se ritenete faccia troppo caldo. Se poi accade che durante la notte il bambino si svegli e chiami, è corretto rispondere all’appello, ma non precipitarsi subito nella sua cameretta, a meno di una stringente e reale necessità. Presentarsi a bordo del letto, infatti, non farebbe altro che alimentare i suoi timori di rimanere o dormire da solo, mentre ascoltare il suono della voce di mamma o papà dà ai piccoli la giusta sicurezza e tranquillità per riprendere sonno.

Due disturbi del sonno. I disturbi del sonno dei piccoli sono soprattutto due: il russamento, che può riguardare 1 bambino su 10 ed essere causato dall’ingrossamento di tonsille e adenoidi, ma potrebbe pure essere l’effetto collaterale di sovrappeso e obesità, malformazioni cranio-facciali e malattie neuromuscolari. Occorre che mamma e papà facciano attenzione se il russamento è un problema ricorrente poiché nel 37 per cento dei casi potrebbe generare le apnee ostruttive, il secondo disturbo del sonno fra i più frequenti in età pediatrica, specie intorno ai 5 anni. Le apnee ostruttive sono dovute nella maggior parte dei casi a malocclusioni, cioè a una scorretta chiusura delle arcate dentali legata a una contrazione del palato, che può ridurre il passaggio d’aria attraverso le vie aeree superiori. Se non trattate, potrebbero però sviluppare problematiche al sistema cardiovascolare, con aumento dei valori della pressione arteriosa.

Ecco perché è importante diagnosticarle con la polisonnografia, un esame che si attua in ricovero presso centri specializzati, e che permette di rilevare segnali cardiorespiratori, possibili spie delle apnee, e elettroencefalografici per riconoscere i vari stadi del sonno, il cui esito permette di mettere in atto le necessarie misure terapeutiche, utili alla risoluzione del problema.


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